Professional Trainer

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sabato 3 ottobre 2015

LIVELLI DI COLESTEROLO E SALUTE

 Uno dei fattori che indica con maggiore infallibilità (una certezza pari al 99,9%) le malattie definite "occidentali" è il livello di colesterolo nel sangue.

Esistono 2 tipi di colesterolo da tenere in considerazione:

1) il Colesterolo Alimentare o Esogeno, una componente presente nel cibo proprio come gli zuccheri, grassi, proteine, vitamine e minerali. Lo si ritrova negli alimenti di origine animale;
2)  il Colesterolo Endogeno, presente nel sangue e prodotto dal fegato.

Il primo tipo di colesterolo non può essere misurato dal nostro medico curante, che si limita a controllare il colesterolo presente nel sangue.
Proprio come succede nel caso dei grassi, i 2 tipi di colesterolo benché identici dal punto di vista chimico, producono effetti diversi sulla salute, in quanto i grassi alimentari e il colesterolo esogeno non si trasformano necessariamente in grasso corporeo e colesterolo endogeno.

"I livelli più bassi di colesterolo endogeno sono correlati a livelli più bassi di cardiopatie, cancro e altre malattie occidentali, e questo vale anche per i livelli di molto inferiori a quelli considerati sani nel mondo occidentale."

Nello "Studio Cina" è stato dimostrato che con la diminuzione dei livelli di colesterolo endogeno da 170 mg/dl a 90 mg/dl calavano i tassi delle seguenti malattie:
- cancro al fegato (significatività statistica pari al 99%)
- cancro al retto (significatività statistica pari al 95%)
- cancro al colon (significatività statistica pari al 99%)
- cancro al polmone negli uomini (significatività statistica pari al 95%)
- cancro al polmone nelle donne (significatività statistica inferiore al 95%)
- leucemia in età pediatrica (significatività statistica inferiore al 95%)
- leucemia in età adulta (significatività statistica pari al 95%)
- tumore allo stomaco e al'esofago (significatività statistica inferiore al 95%)

Nello Studio Cina risultano sorprendenti anche i tassi relativi alla mortalità per cardiopatia coronarica, estremamente bassi nelle province sud-occidentali del Sichuan e del Guizhou.
Durante il periodo di osservazione durato 3 anni su 246,000 uomini di una contea del Guizhou e 181,000 donne di una contea del Sichuan, nessun individuo di età inferiore a 64 anni ha pero la vita a causa di una cardiopatia.

Tutti siamo a conoscenza che esistono 2 tipi di colesterolo, LDL, generalmente definito "cattivo" e HDL, ovvero il colesterolo "buono".

I livelli di questi 2 tipi di colesterolo sono influenzati dalla qualità degli alimenti che immettiamo nel nostro organismo. E' stato riscontrato che i cibi di origine animale sono associati all'aumento dei livelli di colesterolo endogeno, soprattutto LDL, mentre gli alimenti di origine vegetale sono associati ad un calo dei livelli di colesterolo endogeno, anche in questo caso del colesterolo cattivo.

Tratto da "The China Study"

domenica 2 agosto 2015

LA PALLA MEDICA: UNA PALESTRA A PORTATA DI MANO

Gli appassionati di sport sicuramente conoscono questo straordinario attrezzo sportivo "ritornato di moda" grazie all'esplosione dell'allenamento funzionale, ma che per anni è stato ingiustamente accantonato e dimenticato per far spazio ad attrezzi più moderni.

Mi piace paragonare l'attività fisica alla moda proprio perché ciclicamente metodi di allenamento ed attrezzi all'improvviso ritornano  ad essere apprezzati ed utilizzati...!!
Sicuramente non di ultima generazione considerando che Ippocrate, circa 2000 anni fa, utilizzava sacchetti di pelle di animali pieni di sabbia per riabilitare i suoi pazienti.

A basso costo e poco ingombrante, questo semplice ed efficace attrezzo da la possibilità di svolgere una vastissima gamma di esercizi e raggiungere qualsiasi obiettivo; il suo utilizzo spazia dalla riabilitazione al potenziamento muscolare fino all'incremento della resistenza.

Per sfruttare al massimo le potenzialità della palla medica, non bisogna limitare il suo utilizzo soltanto all'azione delle braccia, il limite dell'utilizzo della palla medica è la fantasia dell'allenatore.

Ecco dei semplici esercizi alla portata di tutti che si possono eseguire con l'ausilio della palla medica, soprattutto per mantenersi in forma durante il periodo estivo

- Squat con P.M. tenuta al petto oppure Squat and Press (distendendo le braccia sopra la testa)
- Affondi con P.M. e braccia distese sopra la  testa
- Crunch con P.M.
- Crunch inverso con P.M. tra le ginocchia
- Russian Twist con P.M.
- Piegamenti con mani in appoggio sulla P.M.
- Lancio verso l'alto della P.M. da posizione supino

Esercizi da svolgere a coppia

- Squat lanciando la P.M. al compagno
- Affondi lanciando la P.M. al compagno effettuando una rotazione del tronco
- Reverse Swing lanciando la palla medica al compagno posto dietro di te
- Crunch lanciando la P.M. al compagno
- Piegamenti sulle braccia passando la P.M. al compagno dopo la risalita

In base al grado di allenamento ed all'obiettivo che si vuole raggiungere, questi esercizi possono essere organizzati in "serie e ripetizioni" o in varie forme di circuito.

Buon Allenamento

                  Sit-Up con lancio P.M.                       Affondo con lancio P.M.
                                                           Squat and Press con P.M.
                                                     
Russian Twist con P.M.

domenica 14 giugno 2015

IDRATAZIONE E ATTIVITA' SPORTIVA: L'IMPORTANZA DELL'ACQUA

Non si pensa quasi mai all’acqua come un nutriente, perché non possiede alcun valore calorico eppure la sua importanza è vitale ed è seconda soltanto all’ossigeno.
Anche l’assunzione d’acqua è indispensabile in quanto gioca un ruolo fondamentale per:
-         Il mantenimento del volume di sangue
-         Trasporto delle sostanze nell’organismo
-         Diluizione delle sostanze nell’organismo
-         Controllo della temperatura corporea
-         Eliminazione delle scorie
-         Mantenere la regolarità intestinale
-         La lubrificazione delle cavità
Entrando nella specificità dell’esercizio fisico, l’acqua svolge i seguenti ruoli essenziali:
-         I globuli rossi del sangue portano ossigeno ai muscoli in attività attraverso il plasma sanguigno (costituito principalmente da acqua);
-         Il plasma sanguigno trasporta sostanza nutritive (glucosio, acidi grassi e aminoacidi) ai muscoli, gli ormoni che regolano il metabolismo e l’attività muscolare durante l’esercizio fisico fino alle cellule bersaglio;
-         L’anidrite carbonica per essere espulsa dall’organismo passano dalle cellule al plasma;
-         L’acqua facilita la dispersione del calore corporeo generato durante l’attività fisica;
-         Il volume plasmatico del sangue è il principale fattore che determina la pressione sanguigna, e quindi la funzione cardiovascolare.
Figura 1-Bilancio idrico
Vi sono diversi fattori che influenzano la perdita di fluidi corporei:
-         Temperatura
-         Assunzione di caffeina
-         Farmaci
-         Umidità
-         Intensa attività fisica
Per un’ottimale performance sportiva, l’acqua e il contenuto di elettroliti dovrebbero rimanere costanti, ma purtroppo durante la prestazione sportiva non è sempre così.  È da considerare che la minima variazione del contenuto di acqua nell’organismo può influenzare negativamente la performance compromettendo soprattutto la prestazione di resistenza.  Infatti la capacità di un soggetto disidratato di sostenere un esercizio prolungato diminuisce significativamente. La perdita di fluidi causa la diminuzione del volume plasmatico, il che comporta la riduzione della pressione sanguigna ,che a sua volta riduce l’afflusso di sangue ai muscoli. Per contrastare tutto ciò aumenta la frequenza cardiaca. Queste modificazioni fisiologiche si traducono in un peggioramento della performance.
Figura 2-Assunzione e perdita di acqua - Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport, Costill, Wilmore
È da tenere in considerazione che il meccanismo della sete non riflette esattamente lo stato di idratazione, per questo è consigliabile ingerire più liquidi rispetto al bisogno avvertito.
Secondo l’American College Sport Medicine per evitare la disidratazione bisogna:
·        Almeno 2 ore prime dell’attività sportiva ingerire 400-600 ml di acqua (con l’aggiunta di carboidrati si possono ottimizzare le riserve di glicogeno);
·        15-20 minuti prima della gara proseguire con altri 200-300 ml di acqua per favorire un suo ulteriore passaggio in circolo e lo svuotamento gastrico dei liquidi ingeriti in seguito;

·        Durante l’attività sportiva 150-300 ml d’acqua ogni 15-20 minuti se l’attività dura meno di 1 ora, se invece la durata è superiore può essere utile consumare bevande che contengono carboidrati e cloruro di sodio,in relazione alla durata, all’intensità dell’esercizio e alle condizioni ambientali.

giovedì 9 aprile 2015

ALCOL E COMPOSIZIONE CORPOREA

L’assunzione di alcol è uno dei fattori che può incidere negativamente sui miglioramenti della composizione corporea rendendo spesso vani i sacrifici fatti a tavola e in palestra.
L’alcol, o Etanolo, è un macronutriente e, in quanto tale, possiede una valenza calorica di circa 7,1 calorie per grammo. Esso però non va a sostituire le calorie fornite dagli altri macronutrienti ma va solo ad aggiungerne altre in quanto l’etanolo possiede un basso indice di sazietà.

Un solo drink, una birra, un bicchiere di vino o uno “shortino”, contiene in media 12g di alcol (12 x 7,1 = 85,2 calorie).

In tal senso, se in una serata si è soliti bere 5 drink (nella migliore delle ipotesi per alcuni…) si accumulano 426 calorie.

In alcuni studi sono stati presi in esame 2 gruppi, ovvero alcolisti e non alcolisti con un BMI uguale o addirittura minore nei componenti del primo gruppo.
In questi studi è stato evidenziato che il gruppo degli “alcolisti” presentava una percentuale di massa grassa superiore ed una percentuale di massa magra molto scarsa rispetto ai membri del secondo gruppo.
Da questi risultati si può iniziare a dedurre che l’alcol va ad influenzare i vari ormoni innescando il “catabolismo sistemico” incentivando così, la perdita di massa muscolare e favorendo l’accumulo di grassi (soprattutto viscerale) generando la tanto odiata “pancetta” presente anche nei soggetti magri.

Entrando nello specifico, vediamo ora perché l’alcol fa ingrassare:
1)      L’acetato, prodotto che deriva dal metabolismo dell’etanolo, blocca completamente la lipolisi (processo catabolico di degradazione dei lipidi)
2)      L’alcol non può essere conservato ed il suo smaltimento ha priorità metabolica sugli altri macronutrienti. Ciò comporta uno “shift” del metabolismo di carboidrati e grassi verso la lipogenesi (sintesi di grassi)

Ancor più importante è l’influenza dell’alcol sul sistema ormonale poiché questo macronutriente va ad influenzare negativamente i due principali protagonisti della crescita muscolare, GH e Testosterone.

Influenza sul GH
L’assunzione di 5 mg/Kg di etanolo riduce ad 1/3 del suo normale livello la produzione di GH;
15 mg/Kg Influenzano negativamente il picco notturno di GH diminuendo il rilascio di circa il 30%;
1 g/Kg di alcol blocca completamente il picco notturno di tale ormone con effetti che si protraggono per circa 24-36 ore.

Influenza sul Testosterone
L’uso di alcol ha effetti “deprimenti” anche verso il testosterone. La stragrande maggioranza degli studi hanno evidenziato che l’etanolo produce un marcato effetto ipogonadico, ossia comporta un’ inibizione della sintesi e del rilascio di testosterone.
L’alcol agisce riducendo il numero di recettori per l’ormone luteizzante (LH) e inibendo la liberazione del fattore rilasciante LH a livello ipotalamico (il GnRH) che ha il compito di comunicare all’ipofisi di liberare LH.
Tutto ciò comporta come conseguenza una minore produzione di testosterone .
1,5 g /Kg di alcol sopprime del 23-27% la produzione di testosterone nell’arco di un’ora e questo effetto si protrae per circa 24 ore;
3 g/Kg di etanolo comporta quasi una soppressione totale di testosterone nell’arco di una sola ora.
Uno studio ha evidenziato che dopo 96 ore dall’assunzione di alcol si continua a registrare un livello di testosterone più basso del 50-75%, e dopo una settimana è ancora sotto il 40% del livello basale. Soltanto dopo circa 2 settimane si registra un ritorno ai livelli fisiologici.

Influenza sul Cortisolo
Se l’alcol nei primi 2 ormoni ha l’effetto di ridurre la loro ottimale secrezione, nel caso del cortisolo, l’assunzione di alcolici tende ad innalzare notevolmente la produzione stimolando direttamente il rilascio di ACTH.
L’assunzione di 1,75 g/Kg di etanolo comporta un incremento del 152% della produzione di cortisolo nell’arco di 4 ore con una persistenza di circa 24 ore. A questa percentuale va aggiunta anche la risposta all’esercizio fisico di circa il 61%.

Influenza sull’anabolismo muscolare
L’alcol va ad affliggere anche la sintesi proteica nel tessuto muscolare scheletrico. Le fibre maggiormente colpite sono quelle di tipo II, per essere più precisi le fibre di tipo IIb (quelle coinvolte nei gesti esplosivi).
Studi in merito hanno dimostrato che l’assunzione di quantità di alcol comprese tra i 0,8-2,0 g/Kg comporta una riduzione della sintesi proteica di circa il 20-30% nel giro di 2-3 ore precedenti alle alterazioni ormonali. Nell’arco di 24 ore l’anabolismo si riduce del 63%, momento in cui iniziano gli effetti sugli ormoni.


Per concludere, sicuramente non sarà la “bevutina settimanale” a rovinare i vostri sforzi, ma va ugualmente tenuto in considerazione il rapporto tra le calorie introdotte e quelle consumate, ricordandosi dell’influenza negativa che subisce il sistema ormonale ad opera dell’alcol. Certamente, se viene assunto un corretto stile di vita, che include una sana alimentazione e un allenamento costante, una PICCOLA quantità di alcol non vi impedirà di raggiungere i vostri obiettivi. Tuttavia, se non si è atleti pronti al sacrificio, non ci si può lamentare se i risultati ottenuti non sono proporzionali ai sacrifici fatti. Se proprio dovete concedervi una serata di sfago, vi consiglio una bella mangiata invece di una bevuta.

venerdì 27 marzo 2015

Allenamento Aerobico: Quantità o Qualità?

L’attività aerobica è la forma di esercizio fisico più consigliata per il mantenimento di un buono stato di salute, soprattutto per i benefici che apporta al sistema cardiovascolare.
Se l’obiettivo dell’allenamento è la riduzione del grasso corporeo, qualsiasi tipo di attività fisica in grado di incrementare il dispendio calorico può ritenersi utile. L’attività fisica a bassa intensità risulta però poco efficace per il raggiungimento di risultati “importanti”, basti pensare  a quelli minimi ottenuti con l’esecuzione di elevati volumi.
Nell’ambito del Fitness, questa forma di allenamento “viaggia su una corsia preferenziale” in quanto camminare, correre o pedalare su una cyclette sono esercizi che non richiedono particolari abilità, difficilmente si può incorrere in rischi particolari perché  facilmente eseguibili.
Numerosi studi hanno dimostrato che sedute di allenamento brevi ed intense sono più indicate per la riduzione del grasso corporeo; in tal senso, per ottimizzare gli allenamenti è necessario trovare il giusto equilibrio tra Volume ed Intensità.
È ovvio che percorrere 4 Km in 30 minuti comporta un dispendio energetico superiore a quello necessario per percorrere la stessa distanza in 60 minuti. La maggiore velocità, a parità di distanza percorsa, comporta un dispendio energetico maggiore in tempi minori.
Ci sono però altri aspetti dell’attività aerobica che medici ed altri professionisti della salute dovrebbero tenere in considerazione:
- L’allenamento aerobico contribuisce ad elevare i livelli di cortisolo ed accelera l’invecchiamento. Il cortisolo è un ormone dall’impatto negativo sulla composizione corporea; quando i livelli di questo ormone sono alti in modo cronico il corpo tenderà ad accumulare grassi anziché bruciarli.
Un altro effetto del cortisolo è l’incremento della produzione di sostanze ossidative, meglio conosciute come radicali liberi, che sono esattamente gli opposti degli antiossidanti.
L’attività aerobica produce un aumento del ritmo respiratorio che contribuisce a creare un ambiente ricco di ossigeno in risposta al quale l’organismo umano produce radicali liberi.
Radicali liberi e/o livelli alti si cortisolo sono la causa di un processo infiammatorio cronico.

- Recenti studi hanno dimostrato che livelli alti e cronici di cortisolo comportano la riduzione degli ormoni sessuali, in particolar modo del testosterone. Quest’ultimo rappresenta il principale ormone sessuale maschile ed è direttamente coinvolto nelle fasi della crescita muscolare. Per migliorare la composizione corporea è indispensabile tenere alto il livello di questo ormone.

- Infine, numerose ricerche hanno evidenziato che l’attività aerobica cronica compromette la funzionalità del sistema immunitario. 

Altro aspetto da non sottovalutare è che, anche in caso di minore dispendio calorico per seduta di allenamento, l’attività fisica intensa risulta più efficiente dell’attività aerobica a moderata intensità per la riduzione del grasso corporeo grazie ad un maggior consumo di ossigeno nel post-allenamento.
Nell’ambito dello sport agonistico questa forma di allenamento (es. corsa lunga e lenta) è indicata per lo sviluppo della resistenza “di base”, soprattutto nel periodo preparatorio o nella ripresa dell’attività dopo un periodo di inattività.
Weineck ritiene che un allenamento basato prevalentemente sul volume e scarsamente intensivo non è vantaggioso per l’atleta poiché in tal modo non è in grado di sostenere, per un periodo più lungo, intensità di lavoro elevate.
Gli sforzi aerobici sono principalmente aspecifici in quanto troppo blandi rispetto ai ritmi di gara. In quasi tutti gli sport, eccezion fatta per il ciclismo, l’atletica ed il nuoto, difficilmente si effettua uno sforzo costante protratto nel tempo ed a bassa intensità, ma piuttosto sforzi brevi, intensi e ripetuti con veloci tempi di recupero.
Inoltre, un eccesso di resistenza di base influisce negativamente sulle qualità di rapidità e di forza rapida dell’atleta.
Attraverso esercitazioni di resistenza a bassa intensità, ovvero quelle attività che richiedono uno scarso impegno muscolare nella produzione delle varie espressioni di forza, vengono reclutate prevalentemente  le Fibre Rosse (anche chiamate Lente o Slow Twich). Un programma di allenamento basato maggiormente su un lavoro di tipo aerobico potrebbe portare alla riduzione della funzionalità ottimale delle fibre bianche; per la loro contrazione sono richiesti  stimoli adatti con caratteristiche funzionali e strutturali ben diversi dalle fibre rosse, specialmente  per il maggiore impegno del sistema nervoso centrale e periferico.
Come già accennato in precedenza e come dimostrato dalle ricerche di Urhausen e Kinderman nel 1987, nel caso di un volume eccessivamente alto si produce una diminuzione dell’ormone sessuale maschile: il rapporto testosterone-cortisolo regola i processi anabolici durante il recupero. Una diminuzione del testosterone associato ad un aumento del cortisolo potrebbe far sì che il catabolismo delle proteine sia superiore all’anabolismo.

L’attività aerobica è considerata la migliore per restare sani ma in realtà non esistono studi in grado di dimostrare che questo tipo di attività (correre, andare in bici etc.) sia migliore di un'altra forma di allenamento di adeguata intensità e durata. “Siamo stati cacciatori e raccoglitori, creature pronte a scattare, fermarsi di colpo, ripartire, sollevare pesi, più che esseri aerobici predisposti per sforzi prolungati a bassa intensità..”
L’attività aerobica ha sicuramente degli effetti positivi, ma se viene praticata con “cronicità” i benefici diminuiscono e vengono superati da quelli negativi. Per il miglioramento della forma fisica e della salute è necessario amalgamare diverse forme di attività fisica come, ad esempio, l’attività di potenziamento. Per quanto riguarda la preparazione atletica “agonistica” l’attività aerobica dovrebbe essere minimizzata tenendo in considerazione la specificità della disciplina sportiva considerata.

giovedì 1 gennaio 2015

Cenni di Biomeccanica Applicata al Pugilato

Il web e le librerie sono piene di articoli e libri che parlano di biomeccanica del movimento umano per cui, in questo contesto, non sprecherò parole ne vi farò perdere tempo con dei concetti risaputi e facilmente reperibili. Per chi non è in possesso di determinate nozioni scientifiche, è giusto che sappia che la biomeccanica è l’insieme di due scienze (biologia e la meccanica, quest’ultima una branca della fisica) che studia i movimenti meccanici dell’apparato locomotore umano e che risulta quindi indispensabile conoscere per programmare un allenamento bilanciato ed eseguire qualsiasi esercizio in modo corretto.
Uno dei contesti di studio della biomeccanica applicata al movimento umano è quello che riguarda la sfera della coordinazione intermuscolare. Molti esperti del settore (qualificati e non…) considerano il movimento come l’attivazione dei soli muscoli coinvolti nello spostamento di un determinato segmento corporeo, senza tenere in considerazione gli altri muscoli che partecipano al compito motorio con funzioni diverse.
Per rendere il tutto più facilmente comprensibile riporto un concetto espresso nel 2006 da Capanna:
“nonostante nella vita quotidiana, così come nelle attività sportive, il corpo non funzioni come un insieme frammentato di segmenti isolati, ma piuttosto come un’unità dinamica indivisibile, spesso si persegue l’idea di voler assemblare i vari elementi allenati separatamente, con la speranza, poco plausibile, da un punto di vista biologico, che si integrino autonomamente in un secondo momento.”
E’ risaputo che il cervello non sa come si muove un singolo muscolo, esso riconosce soltanto il movimento.
Per questo motivo, è fondamentale conoscere i vari muscoli coinvolti in un determinato movimento e le loro rispettive funzioni, cioè il sinergismo, il rapporto funzionale che si verifica tra tutti i muscoli che intervengono nel movimento.
Nel pugilato Italiano, fino a qualche tempo fa, la preparazione atletica era curata completamente dai tecnici, che in passato, bandivano l’allenamento della forza con i sovraccarichi, in quanto associavano questa metodica di allenamento della forza con l’attività svolta dai body builders.
Come avviene spesso nell’ambito sportivo ed in quello del fitness, si è passati da un estremo all’altro, infatti oggi la tendenza è cambiata, quasi come si trattasse di una moda. Sempre più frequentemente i tecnici propongono allenamenti per lo sviluppo della forza privi di base scientifica e senza alcun criterio. Il risultato? Aumenti della massa muscolare e riduzione del ROM articolare. Paradossalmente si è avverato il “vecchio” timore dei tecnici legato all’allenamento con sovraccarichi: il “rallentamento” dell’atleta.
La “somministrazione” scriteriata di carichi all’interno di una singola catena cinetica è causa di squilibri e asimmetrie all’interno della catena stessa.
“per squilibrio muscolare si intende una condizione di mancanza di equilibrio tra la forza di gruppi muscolari che si trovano correlati tra loro attraverso un rapporto funzionale, quale è ad esempio il rapporto tra un muscolo che in un determinato gesto funziona da agonista e quello che nello stesso movimento risulta l’antagonista.”
Bisogna specificare che anche le strutture tendinee e le capsule articolari risentono di questi squilibri.
I muscoli che ricevono “dosi di stimoli” scriteriati per intensità e frequenza, ipertrofizzano generando retrazioni e irrigidimenti, le inserzioni osteo-tendinee si avvicinano tra loro mettendo in crisi l’equilibrio della catena cinetica muscolare. Tutto ciò causa una reazione a cascata, in quanto la retrazione di un singolo muscolo genera la retrazione di altri muscoli che si inseriscono sulla stessa leva ossea costringendo il corpo ad adattarsi con compensi posturali. Questi squilibri, nella maggior parte dei casi, sono generati da allenamenti elaborati tenendo in considerazione esclusivamente la specificità del gesto sportivo, andando così a potenziare soltanto l’azione dei muscoli agonisti a discapito di quelli antagonisti.
Ritornando al pugilato ed analizzando la biomeccanica della disciplina e la postura assunta dagli atleti, si può notare molto spesso uno squilibrio tra la muscolatura anteriore e quella posteriore, con  una prevalenza della prima rispetto alla seconda dovuta principalmente:
-         -  Alla posizione di guardia, il pugile tende a portare le spalle in avanti provocando un abduzione delle scapole. Già di per sé l’essere umano tende a “cifotizzare” il tratto dorsale della colonna vertebrale oltre la propria fisiologicità. Questo fenomeno si manifesta con una “marcata” estensione dei muscoli di questo tratto associato ad una prevalenza di forza dei muscoli intrarotatori delle spalle rispetto agli extrarotatori. Ciò potrebbe essere causato dalla tendenza dell’uomo a “chiudersi” con gli arti superiori addotti per proteggere il tronco. Anche quest’ ultimo atteggiamento è accentuato dall’atleta pugile poiché, nella posizione di guardia, i gomiti e le braccia devono proteggere la zona addominale;
-          - Ai gesti tecnici: i colpi diretti, montanti ed i ganci sono delle spinte con traiettorie che dal corpo si dirigono in avanti verso il bersaglio in maniera unidirezionale.

La preparazione atletica non può limitarsi al solo scopo di migliorare la performance, ma deve perseguire l’importante scopo di evitare l’insorgenza di asimmetrie e squilibri che, a lungo termine, potrebbero pregiudicare il rendimento dell’atleta. Nella maggior parte dei casi questi squilibri sono causa di frequenti infortuni come la lesione a carico dei muscoli che compongono la cuffia dei rotatori.
Quindi il preparatore atletico dovrà pianificare ed attuare allenamenti “preventivi” soprattutto per quelle strutture più facilmente soggette a traumi e sofferenze causate da sovraccarico funzionale.
Risulta quindi indispensabile riformulare i piani di allenamento ed inserire sedute integrative di tipo generale costituite da esercizi a carattere preventivo e compensativo con l’obiettivo principale e fondamentale di salvaguardare la salute e l’integrità fisica dell’atleta.